SCHEDA DI RESTAURO

 

TITOLO:

Altare ligneo dorato

AUTORE:

Giovanni Martini

DATAZIONE:

1520 ca.

COMMITTENTE:

chiesa di S. Rocco

DIREZIONE LAVORI:

dott. Massimo Bonelli

PERIODO DI RESTAURO:

1990- 1995

 

 

STATO DI CONSERVAZIONE

Lo stato di conservazione  prima del restauro era pessimo.

Non solo l’aspetto estetico dell’altare era del tutto stravolto dalle pesanti ridipinture ma anche i materiali costitutivi (legno, pastiglie e strati pittorici) erano gravemente compromessi da svariate e diffuse forme di degrado.

Il supporto ligneo presentava  bruciature, sconnessioni e mancanze oltre che un esteso attacco xilofago la cui gravità era correlata al tipo di essenza legnosa utilizzata: sulle tavole in legno resinoso della struttura architettonica il danno era contenuto; sulle sculture e sugli elementi intagliati in tiglio, il tarlo aveva gravemente danneggiato il legno rendendolo spugnoso e fragile; diversi elementi aggettanti erano ormai sgretolati, rotti o del tutto mancanti.

Profonde fenditure longitudinali, causate da fenomeni di ritiro, interessavano l’intera figura di S. Rocco e parte di quella di S. Sebastiano.

L’assemblaggio della struttura architettonica, malgrado fosse realizzato mediante chiodatura, era in linea di massima  integro,  privo di fessurazioni o fratture.

La policromia originale era completamente ricoperta da pesanti ridipinture (se ne sono individuate tre versioni) di cui le ultime due a finto marmo bianco. Questi strati oltre ad occultare la preziosità della cromia originaria, caratterizzata per la maggior parte da stesure ad oro su bolo, appiattivano e nascondevano la finezza delle decorazioni ad intaglio e a pastiglia caratterizzate da un rilievo molto delicato.

I movimenti del legno, il ritiro del legante delle ridipinture e la mancanza di adesione al supporto avevano provocato una vasta gamma di sollevamenti fino alla caduta della policromia (le cadute erano molto frequenti sui fondi e sulle sculture).

Sulla predella, la decorazione a pastiglia aveva perso in più punti la sua adesione al supporto ligneo o era mancante.

 

PROBLEMATICHE PRINCIPALI

I dati acquisiti attraverso le indagini preliminari e le analisi chimiche hanno permesso di approfondire la conoscenza dei materiali costitutivi e della tecnica pittorica evidenziando l’altissimo livello tecnico ed artistico dello scultore-decoratore.

La struttura architettonica è interamente dorata; la stratigrafia ha individuato la seguente successione: 1) chiusura del legno a colla animale, 2) uno o due strati di preparazione a gesso e colla forse brunita, comunque sottilissima, 3) strato di bolo rosso, 4) foglia d’oro brunita.

Con la stessa tecnica è stata eseguita la doratura della decorazione a pastiglia che, inoltre, presenta una lavorazione a punzone.

Sui fondi delle nicchie sono state rinvenute tracce di pressbrokat, la preziosa tecnica decorativa ad imitazione del broccato già impiegata dal Martini a Remanzacco e a Prodolone.

I Santi hanno le vesti in gran parte dorate con foglia su bolo e stesure a lacca, mentre sui capelli la foglia è applicata a missione.

Per quanto riguarda gli incarnati, le analisi hanno rilevato la seguente successione di strati: 1) chiusura a colla, 2) strati preparatori, 3) campitura di fondo di colore arancio costituita da legante proteico, biacca e cinabro, 4) chiusura a colla, 5) velatura fredda trasparente a legante oleoso.

Questa tecnica piuttosto complessa è responsabile di una tipica alterazione degli incarnati, comune a molte opere del Martini: la pellicola pittorica si sfoglia in corrispondenza dello strato più debole, ovvero la chiusura a colla tra la base a tempera e la velatura oleosa, mettendo in luce la base arancio.

Si hanno notizie di due interventi di manutenzione, uno datato sul retro dell’altare (1855), ed uno più recente che risale a circa cinquant’anni fa. Probabilmente la seconda e la terza ridipintura appartengono a questi due momenti. La seconda ridipintura è costituita da una nuova spessa preparazione oleo-proteica sulla quale è stata stesa una pittura bianco- avorio ad imitazione del marmo. Durante l’ultimo intervento l’altare è stato ridipinto da uno smalto sintetico bianco-grigio.

 

 

INTERVENTO

L’intervento di restauro è consistito inizialmente nella disinfestazione del legno (permetrina al 2% in essenza di petrolio) per bloccare l’attacco xilofago che, all’arrivo dell’altare in laboratorio, era ancora in atto.

Quindi si è proceduto con il fissaggio della policromia con iniezioni puntuali di colletta animale o adesivo termoplastico (Beva 371 in benzina avio) e appianamento delle scaglie con termocauterio. Le operazioni di fissaggio sono proseguite, quando necessario, di pari passo con quelle di pulitura.

Le parti indebolite dall’attacco xilofago sono state consolidate con Paraloid in tricloroetano in concentrazioni crescenti (dal 3 al 10 %).

Queste operazioni preliminari hanno permesso di affrontare la fase più complessa e delicata dell’intervento: la rimozione delle ridipinture.

Per eliminare gli strati non originari molto spessi e tenaci, è stato necessario usare solventi molto forti: sverniciatore a base di cloruro di metilene, dimetilformammide e xilolo supportati da metilcellulosa, ed infine acido acetico. Nonostante il livello di aggressività di tali solventi, che riuscivano solo ad ammorbidire gli strati di ridipintura, l’operazione è risultata difficoltosa e lenta tanto da richiedere, alla fine, un paziente lavoro di bisturi.

La rimozione delle ridipinture, per quanto laboriosa e complessa, ha permesso di recuperare un’opera di altissimo livello: le policromie preziose e raffinate e la qualità dell’intaglio e della decorazione dimostrano una grande capacità tecnica e una notevole maturità artistica.

Le successive fasi del lavoro sono consistite nella ricomposizione degli elementi architettonici staccati e nell’integrazione degli elementi mancanti: le cornici sono state rifatte in legno di tiglio intagliato, le pastiglie sono state riprodotte secondo la tecnica originaria a base di gesso di Bologna, colla animale e colofonia.

Il restauro si è concluso con l’integrazione pittorica con colori ad acquarello: questa operazione ha permesso di ricucire in modo attento e calibrato le lacune e le interruzioni della policromia, consentendo così una migliore lettura dell’opera.

 

 

IMMAGINI E PARTCOLARI

 


Particolare  prima del restauro


Particolare dopo il restauro


Particolare del volto di S. Anna prima del restauro


Particolare ...dopo il restauro


Particolare del manto della Madonna


Particolare del manto di S. Anna


Particolare degli strati di pittura eseguiti nel tempo


Particolare dei tasselli di restauro

 

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